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Pochi luoghi a Sigil sono bui come il Quartiere Hive di notte. Non esiste illuminazione pubblica, e anche se ci fosse qualcuno ruberebbe le lampade prima ancora che vengano accese. I fuochi della fonderia e le luci del Quartiere della Signora, dopo aver attraversato lo spesso strato di smog che avvolge il centro della città toroidale, sono a malapena sufficienti ad evitare i pericolosi portali di melma, purché si resti sulle strade principali. Gli stretti vicoli che serpeggiano tra gli edifici cadenti, infatti, sono dieci volte più tenebrosi. Solo i babbi e i coraggiosi portano con se le proprie luci, attirando in questo modo decine di zanzare, dozzine di mosche, e un numero leggermente superiore di tagliagole e cavalieri del giro.
Una bassa figura barcollava nei pressi di un vicoletto. Se ci fosse stata più luce, si sarebbe potuto capire che era un nano, sporco e invecchiato male, e ubriaco fradicio. Gunam, sgoggazzo di prima categoria, era abbastanza all'occhio (anche in quelle condizioni) da non girare per l'Hive con una torcia o una lanterna. Un altro buon motivo era che non si sarebbe potuto permettere ne l'una nell'altra, visto che ogni singolo verde che fosse in grado di racimolare, mendicando o rubacchiando, finiva regolarmente in sgogga economica e una nottata steso in una pozza di vomito.
Nonostante tutti i suoi difetti, Gunam era solo una povera zolla e l'unico motivo per cui era entrato in quel vicolo era per alleggerire la vescica. Di certo non si meritava i suoi cinque minuti seguenti. Mentre il nano si accingeva a rispondere al richiamo della natura, qualcosa si mosse nel profondo del vicolo. Occhi di nano, predisposti dalla natura a vedere nelle tenebre, si misero lentamente a fuoco mentre Gunam biascicava: "Uhrrgh… ma dhico, non shi può nheanche…". La voce dello sgoggazzo si interruppe di colpo.
Ci sono poche cose che curano un'ubriacatura più in fretta del trovarsi a fissare uno scheletro abbigliato con una antica tunica nera da mago direttamente nelle sue orbite vuote che, in qualche modo, brillano di nero. Una di queste, come Gunam ebbe modo di scoprire un secondo dopo, è farsi strappare l'anima dal corpo attraverso le orecchie.
La voce del lich tuonò dal vicolo, coprendo l'urlo del nano morente, rimbombando per le strade deserte dell'Hive: "E' inutile che fuggi, ratto. So dove sei. Nessuno può aiutarti contro di me. Sei un uomo morto!"
L'ironia dell'ultima frase probabilmente sfuggì al potente stregone immortale, e certamente sfuggì al cadavere di Gunam. Un'altra figura, recepì il messaggio chiaramente. Mentre correva follemente lungo la strada sinuosa dell'Hive con il cuore che minacciava di esplodere, pensò che in qualunque altra situazione avrebbe riso della battuta involontaria.
Jarrek Manhaller, chiamato "furetto" da chi lo conosceva bene, era uno dei migliori assassini a pagamento di Sigil. A sentire lui, era il migliore, e qualunque babbo provasse a dire il contrario avrebbe fatto bene a guardarsi le spalle. Un suo "lavoro" costava dalle diecimila grane in su. Si diceva che avesse lavorato per Shemeshka per dieci anni, prima di dirle di piantarlo e di mettersi in proprio. Dopotutto, Jarrek era un tiefling e la Saccheggiatrice si serve frequentemente di quel tipo di tagliacci. In giro si batteva che fosse solo una storiella; dopotutto, nessuno lascia il ghigno in aria al Re del Giro. A seconda di chi sta squaccando la scassagrana, "Furetto" avrebbe aggiunto al registro dei morti decine di politici e di ricchi mercanti, un numero variabile di baatezu e arconti, tre o quattro tra re e regine, un paio di Signori dei Tanar'ri, e cercando bene si può trovare qualche sballato disposto a giurare che quando Kiaransalee ha deciso di far fuori Orcus, ha mandato Jarrek Manhaller.
Senz'altro il tiefling non faceva nulla per confermare l'una o l'altra voce, il che aumentava il suo alone di mistero. In effetti, forse il suo unico punto debole era una certa tendenza al drammatico. L'abbigliamento tipico di "Furetto" consisteva in abiti scuri e silenziosi, di seta o velluto, sotto una corazza di cuoio nero oliato. Per contrasto, i suoi occhi azzurri e i suoi lunghi capelli bianchi risaltavano come fuochi d'argento (a meno che l'assassino non desiderasse nascondersi, naturalmente). Snello e atletico, abile nell'uso di decine di armi diverse, Jarrek poteva entrare in una locanda e godere di qualche secondo di silenzio tutto per lui mentre la gente si chiedeva chi fosse il suo prossimo bersaglio.
Prima o poi, gli arroganti devono pagare la musica. E così un giorno a Jarrek Manhaller venne offerto un lavoro d'eccezione - eliminare un potente mago di nome Sanamerak, residente sul mondo Primario di Oerth. La paga: cinquantamila grane sonanti. Mentre correva a perdifiato per le strade dell'Hive, una scura figura si prendeva mentalmente a calci per aver detto: "Registrare un vecchio stregone stordito? Probabilmente ha già un piede nella fossa per conto suo. Consideralo fatto". Come risultò qualche giorno dopo su Oerth, l'incantatore era vecchio e in effetti non aveva molta esperienza dei Piani Esterni. Tuttavia, nella fossa c'era saltato a pié pari da un pezzo, senza che la cosa lo avesse fermato.
"Furetto" non aveva compiuto tutte le gesta che la storia gli attribuiva, però aveva distrutto qualche non morto durante la sua carriera. Nella sua esperienza, il veleno non funzionava, strangolarli non serviva, e una lama nel cuore non era un gran danno, però quando erano per terra in tanti pezzettini erano morti come chiunque altro. Nel caso di Sanamerak, Jarrek era entrato nel laboratorio del lich di nascosto e aveva predisposto una trappola esplosiva abbastanza potente da spargere ossa di non morto nel raggio di un chilometro. Il piano funzionò alla grande (c'è ancora un bel buco nella torre di Sanamerak a testimoniarlo), e dopo aver atteso che il fumo si dissipasse, Jarrek si dispose a esaminare attentamente i resti del laboratorio. Cinquantamila era una buona paga, ma non c'era motivo per non aggiungervi qualche bonus. La devastazione era stata piuttosto completa, eccetto che per uno scintillante amuleto di argento e gemme. Esaminandolo, l'assassino notò una forte aura magica. Ripromettendosi di farlo analizzare più a fondo una volta tornato a Sigil, Jarrek intascò il ciondolo e si diresse verso il suo portale per tornare a casa.
La conoscenza è potere. In realtà, Jarrek "Furetto" Manhaller non solo non aveva compiuto tutte le gesta che la storia gli attribuiva, ma non era neppure terribilmente bravo con una lama. Il motivo per cui Jarrek era uno dei migliori rossi a cui rivolgersi per registrare qualcuno era che aveva un cervello veloce, una grande inventiva nei suoi metodi di omicidio, ed una presa salda su una delle grandi verità del multiverso: la conoscenza è potere. La sua metodologia consisteva nello studiare la vittima, imparare i suoi punti deboli, e nell'escogitare qualcosa che la prendesse di sorpresa. Non ci si può difendere da ciò che non si conosce.
Purtroppo, anche i migliori commettono degli errori. Pensare che l'intelligenza e la magia fossero le uniche differenze tra un lich e uno scheletro animato può essere un errore fatale. Nel profondo dell'Hive, con le gambe che bruciavano come i fuochi di Gehenna, un tiefling vestito di nero sperava vivamente che non fosse il suo caso. Mentre Jarrek, dopo una noiosa giornata di viaggio e un breve salto attraverso un portale, attraversava la città di Sigil immersa nel buio della notte, l'amuleto ingioiellato che portava in una tasca segreta si illuminò improvvisamente di una luce argentea. Estraendolo rapidamente, l'assassino ebbe solo il tempo di darci un'occhiata prima di gettarlo violentemente per terra. Il gioiello era incandescente! Così caldo che da esso si levava un filo di fumo… che nel giro di pochi attimi diventò una nube di fumo, sempre più spessa e solida a ogni secondo che passava. Mentre una successione di pensieri si affollavano nella mente di Jarrek - Che diavolo succede? Cos'è questo incantesimo? Com'è possibile che quella figura assomigli al vecchio scheletro, l'ultima volta che l'ho visto era diventato concime! - il suo corpo reagì automaticamente, estraendo un coltello da polso nascosto e trafiggendo la figura evanescente senza nessun effetto visibile.
Per la prima volta da anni, "Furetto" era sorpreso. Sanamerak aveva un'asso nella manica. Qualcosa che lui non conosceva! Jarrek si girò e cominciò a correre. Dietro di lui, dita ossee si stringevano a pugno, forse per verificare la loro solidità, o forse come segno di ira bruciante. Orbite vuote si accesero di luce nera. L'assassino si stava allontanando rapidamente nella notte buia del Quartiere Hive di Sigil, ma per gli occhi di un lich, le tenebre più fitte sono come il giorno più luminoso. Un breve incantesimo, sussurrato da labbra inesistenti, avvolse il mago non morto con fili invisibili. D'ora in poi, Sanamerak avrebbe saputo in ogni momento la posizione del folle che aveva distrutto il suo laboratorio e il suo corpo. Il lich, la forma scheletrica perfettamente ricreata dalla potente necromanzia che lo teneva in vita, si incamminò per uscire dal vicolo.
Se possibile, la mente di Jarrek stava correndo più in fretta delle sue gambe. Gli echi della minaccia del lich si stavano spegnendo attorno a lui. Ma cùcitela, vecchio stordito! Non ho più il fattore sorpresa. Non ho mai affrontato un nemico così potente in uno scontro leale. Ma un lich non dorme. Può inseguirmi dovunque. Sono ai guerci. No, no… sono a casa mia qui. Questo deve contare per qualcosa. Ci deve essere un modo di lasciargli il ghigno in aria.
Girando bruscamente a sinistra in una strada laterale, poi a destra in un vicolo, dritto per sessanta metri, sinistra (schivando il portale di melma), sinistra, destra… la corsa di Jarrek si arrestò bruscamente. Di fronte a lui, un alto muro di mattoni coperto di razorvine. Impossibile scalarlo. Anche volendo provarci, il tiefling sentiva i polmoni bruciare e i muscoli tremare come gelatina.
Uno spostamento d'aria e un breve lampo magico lo spinsero a girarsi di scatto. Di fronte a lui, in mezzo all'uscita dal vicolo, la figura scheletrica e ammantata di nero del lich lo osservava senza espressione. "Come dite da queste parti? Sei finito agli orbi, ratto."
Guerci, testa bacata di uno scheletro. A sinistra e a destra, due vecchi edifici e, se i proprietari avevano un minimo di buon senso, gli ingressi erano chiusi a chiave. L'occhio esperto del tagliaccio stimava un minuto, forse uno e mezzo, per scassinarli. Più di quello che sarebbe servito al lich per demolirli. Fortunatamente, non era venuto qui per questo.
Una stringa di sillabe arcane si strinse attorno a Jarrek come una catena, paralizzandolo sul posto. Sanamerak camminò lentamente verso di lui. A quanto pare non sono l'unico ad essere troppo arrogante, pensò l'assassino. Per fortuna, non aveva bisogno di muoversi. Dolore… Quando il lich fu abbastanza vicino, Jarrek tentò di parlare e scoprì, con crescente orrore, che l'incantesimo che stringeva i suoi arti aveva preso le sue corde vocali con altrettanta forza.
La mano scheletrica del lich si chiuse sulla sua mascella. Il teschio, con le sue orbite vuote simili a due pozzi di tenebre che ingoiavano la luce, erano a pochi centimetri dalla sua faccia. "Sai, stavo pensando di strapparti i denti passando dall'uretra", disse Sanamerak con tono amichevole, "Come potrai immaginare, conosco qualche trucco per tenerti vivo e cosciente durante il processo". Jarrek non poteva parlare, ma il sudore che scendeva sulla sua pelle si esprimeva al posto suo eloquentemente. "Ovviamente, una volta finiti i denti, dovrò inventarmi qualcos'altro. Fortunatamente, abbiamo secoli di tempo per sperimentare". Ti piace parlare eh?, pensò Jarrek.
"Hmpf!". Uno sbuffo di scherno era il massimo suono che "Furetto" potesse emettere, con grande fatica, attraverso i legami magici. Con uno sforzo considerevole, piegò gli angoli della bocca a mostrare il suo disprezzo. "La tortura non ti spaventa, ratto?"
Dillo, teschio stordito! L'assassino riuscì a corrugare la fronte.
"Speri che ti uccida ora? No, ratto. Tu vivrai… molto, molto a lungo."
Déi, quanto ti piace parlare! Dillo! Jarrek finalmente focalizzò il suo sguardo sulle orbite nere del lich, usando tutte le sue capacità teatrali per trasmettere vero disprezzo e falsa sicurezza.
"Tormento eterno, ratto". La stretta del lich, innaturalmente forte, lasciò strisce sanguinanti sulle guance di Jarrek. "Trasformerò la tua esistenza", disse Sanamerak fissandolo negli occhi, "in un mondo di…"
Dillo!
"Dolore!"
Un attimo dopo l'ultima parola del lich, la porta alla sua sinistra sembrò svanire. Al suo posto, un bagliore di luce bianca che crebbe rapidamente per avvolgere tutto lo spazio racchiuso nell'arco, dai cardini alla serratura. Il teschio si volse di scatto con uno scricchiolio. "Che diavolo…?"
La voce del lich si perse in un grido. A pochi centimetri dalla gola inesistente del non morto, l'urlo inumano batteva sulle orecchie dell'assassino come i tamburi da guerra su Acheron, ma non poteva spostarsi né proteggersi. Di fronte a lui, uno spettacolo raccapricciante. Le ossa bianche di Sanamerak si stavano annerendo nel bagliore bianco del portale, bruciate dalla luce del Piano dell'Energia Positiva come pergamena gettata nel fuoco. Il braccio che stringeva la faccia di Jarrek si stacco e cadde, sbriciolandosi all'impatto col suolo. Dopo un altro istante, il corpo del lich collassò a terra. Il teschio rimase a fissare Jarrek per parecchi secondi prima di spaccarsi in due e ridursi in polvere. E finalmente, l'urlo finì e il portale si chiuse di nuovo, lasciando solo il silenzio della notte. Di certo nessun cavalier del giro si sarebbe fatto vedere per almeno qualche ora.
Dopo parecchi minuti, l'incantesimo del lich esaurì la sua energia. Jarrek cadde in ginocchio, ringraziando tutti gli déi che gli venivano in mente. Dopo essersi ripreso, il tiefling raccolse la tunica nera scrollandone via la polvere, rivelando l'amuleto d'argento e gemme, scintillante anche nella notte più buia. Lo prese in mano, osservandolo attentamente.
"Dolore". Ancora una volta, la luce rinvigorente del piano elementale invase il vicolo. Due passi, e l'assassino fu circondato dall'energia rinvigorente; poteva sentire le ferite sulla sua faccia chiudersi rapidamente, ma non era qui per quello. Un rapido movimento del polso, e il prezioso amuleto finì nelle profondità del Piano dell'Energia Positiva. Dopo aver pensato per un attimo, "Furetto" appalottolò l'antico abito del mago, e gettò lontano anche quello. Meglio stare all'occhio. Poi si girò e uscì nuovamente nel vicolo, un attimo prima che il portale si chiudesse. Tornò la notte, stavolta indisturbata. La conoscenza è potere, e qui a Sigil, Jarrek Manhaller ne aveva più di qualunque stregone del Primario. Un filo di vento spazzò via la polvere dai sassi, mentre il tiefling tornava al suo fodero.
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