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Sensazione registrata da Aleena, in concessione al Sensorium Pubblico della Società delle Sensazioni.
Un pizzicorìo sulla pelle della mano quando una goccia oleosa e bollente vi aderisce. Un angolo della tua mente l'ha registrata saltare dalla padella dove friggono le strane uova, subito le tue labbra avvertono il contatto con la parte scottata mentre sorbisci via l'olio e lenisci il bruciore con la tua saliva.
Mentre fai ciò l'odore ti allerta… odore pungente di bruciato e subito i tuoi occhi vedono la frittata annerirsi irrimediabilmente. Ancora agitando la mano bruciata nell'aria, rinfrescante dopo il bruciore ma pur sempre calda nella piccola stanzetta, togli la padella dal fuoco e provi a salvarne il contenuto.
Con un lieve sospiro provi un pezzetto della frittata bruciacchiata. Orribile: senti la lingua ritrarsi dal sapore di bruciato, reso ancora più acidulo ed amaro dal tipo di uova utilizzate, pare un bozzolo di ragnatele intriso d'olio, e ancora con un senso di frustrazione, lo rovesci con gli altri diversi esperimenti falliti.
Immergi la mano nell'acqua fredda, la pelle candida con una sfumatura rossa al centro, la osservi attraverso l'acqua e noti l'angolo innaturale che essa assume mentre il liquido trasparente si muove disturbato da quella immersione.
La luce antepicco filtra dalla finestrella della casa disabitata, il fuoco nel camino è oramai sopito e le tue dita rapidamente e con cura impacchettano i cibi ancora caldi nei piccoli panieri, piccoli paioli di rame e canovacci li avvolgono per non disperderne il calore, avverti un sorriso costante incresparti le labbra mentre riponi tutto con cura dentro un pacco, con la stessa delicatezza con cui tratteresti un fragile oggetto di prezioso cristallo.
Senti il cuore battere forte di anticipazione mentre togli il grembiule e la fascia da cucina, spazzoli i capelli davanti allo specchio logorato e macchiato dal tempo di quella misera casetta, rimiri il biancore del tuo sorriso mentre finisci e ti senti eccitata come una bambina il giorno della sua festa… o almeno credi non avendo mai potuto provalo nella tua infanzia. Ti lasci permeare dalla sensazione, dai sussulti delle tue membra e dal respiro che pare volerti far scoppiare di gioia, lanci rapide occhiate al pacco ed all'involto con il vestito che hai preso, hai speso quasi ogni avere ma non ti importa, nulla importa se non l'istante a cui aneli, per l'ennesima volta ne gusti il pensiero e con apprensione cerchi di immaginare cosa verrà dopo.
Rapida indossi la veste che Lui ti ha donato, curata entro una custodia e profumata da petali di fiori secchi, indossi soltanto quello e delle cavigliere che hai preso apposta, dai un ultimo fuggevole sguardo allo specchio ingiuriato dal tempo e ti senti più tesa della prima volta in cui calcasti il palco, ma molto più felice di allora, o forse di quanto tu sia mai stata! Vedi una figura che rassomiglia a un fiore violetto con screzi di pallido bianco, per la prima volta quello che vedi ti pare un qualcosa di dolce e vulnerabile e la sensazione ti riempie di incertezza e piacere al tempo stesso.
Con un rapido gesto prendi il pacco e l'involto, ti dirigi verso la porta dell'abitazione con passo leggero, la porta scassinata con una misera serratura di poco ingegno e chiusa ora dall'interno, la riapri ed innesti il saliscendi perché essa si richiuda da sola, poi ti fermi un istante e prendi alcune monete d'oro, le tue ultime, e con una gesto che mai avresti immaginato di fare, le spargi nell'atrio degli sconosciuti ed ignari ospiti della tua cucina, ridi al pensiero delle loro ignote facce stupite al loro ritorno e con delicatezza richiudi la porta dietro di te.
I passi risuonano leggeri per i vicoli, avverti il selciato sotto i tuoi piedi mentre avanzi leggera e spedita, reggendo con una mano il pacco e con l'altra la gonna per non insudiciarla contro le strade della Gabbia, l'involto col vestito tenuto nell'incavo sottobraccio ed i tuoi occhi che guizzano in giro con un sorriso splendido dipinto sul viso. Ti viene addirittura da sorridere alle povere zolle che ti osservano con desiderio o con costernazione, devi essere uno spettacolo strano anche per i reclusi, una debuttante che avanza sola nel quartiere basso a piedi nudi e recante doni con un sorriso beato stampato in volto. La scena ti diverte e tuttavia la releghi in un angolo del tuo mondo, ora importa solo la meta, dove stai andando e Lui.
Ti muovi per un dedalo di vie, ad ogni passo il tuo respiro accelera e ti pare che i piedi non possano portarti abbastanza in fretta a destinazione, vorresti correre ma non osi farlo per paura di inciampare o sporcare i tuoi doni, il tepore del pacco ti assicura che il cibo è ancora caldo, lo tieni in mano come reggeresti un bimbo e tenti di accelerare.
Mentre il torrente di pensieri ed emozioni continua a travolgerti improvvisamente ti trovi davanti al grosso edificio, lo vedi infine, e ti sembra che le gambe si siano fatte di legno, ed il pacco di piombo, ti avvicini come in un sogno dove ti sembra che l'aria abbia preso forma solida e respinga la tua avanzata, il fiato pare essere svanito ed il cuore urla nelle tue orecchie, il sorriso resta ancora aperto sul tuo viso, ma al contempo un senso di panico e inadeguatezza ti coglie, dubbi e paure emergono misti a desiderio ed anticipazione, vorresti fuggire e correre avanti allo stesso tempo, ti trovi a rallentare il passo e fermarti per prendere fiato e lasciare il tempo alle emozioni di scorrerti dentro e addosso.
Dopo un momento che ti lascia quasi stordita ripensi al passato, alle gentilezze, alle carezze, alle parole gentili, alla guida ed alla serenità che Lui ti ha infuso. Le tue paure si ritirano negli angoli bui del tuo essere e vengono rimpiazzate da un piacevole calore che ti da un senso di pace diverso da altri mai provati, persino più bello e intenso di…
Scacci via quel pensiero non volendo macchiare questa sensazione, sorridi e per la prima volta ti senti una persona come le altre, emozionata e senza ombre. Lui ti ha capita, ha visto il buio e lo ha accettato come parte di te, non ha mostrato paura, forse per via del suo retaggio che gli lascia segni tanto evidenti come quella coda e quelle corna, che tu trovi così adorabili nonostante sia diverso da te. Si è esposto al rischio, senza esitare, incurante delle conseguenze e ti ha mostrato per la prima volta un barlume di speranza di uscirne…
Hai deciso di gettare via la maschera con Lui, di essere solo te stessa con Lui, di donargli ogni cosa di te, di non giocare e a costo di essere vulnerabile per una volta, gioiosamente senti di volere esporre solo i tuoi veri sentimenti, la tua vera essenza.
Il contatto con la maniglia della porta è una scossa quasi elettrica che ti attraversa fredda i nervi della mano, apri la porta e ti trovi immersa nella tenue luce dell'ingresso, vuoto e coperto di tappeti. Silenziosa richiudi la porta, avanzi in un'atmosfera onirica di nuovo sorridente, questa volta timidamente a labbra serrate, i tuoi sensi sono tesi, percepisci il vapore profumato della sauna, ogni tenue suono o luce lo assorbi morbidamente come se fossi in armonia con quel posto. La scala conduce sopra. Ti avvicini sentendo il rumore leggero dei tuoi piedi nudi che si mischia a lievi rumori soffusi provenienti da sopra. Senti il freddo della pietra del primo gradino non appena vi poggi il piede.
I suoni diventano più forti mentre sali lentamente la scala e tuttavia meno chiari a causa del rombo del tuo cuore che batte all'impazzata nelle tue orecchie, un fremito di eccitazione ed anticipazione traversa la tua spina dorsale, il calore del tuo dono impacchettato è ancora vivo e senti il lieve profumo che emana, cerchi di assumere una posizione aperta e disinvolta con le spalle distese e la testa alta, ma percepisci chiaramente il rossore che ti avvampa il viso come accade alle altre fanciulle, quasi immagini di vederlo sulla tua pelle candida e la gioia ti pervade, ti senti normale, felice e innamorata mentre ti avvicini all'ultimo gradino.
"Ho portato una sorpre-“ le tue parole spezzano il silenzio soffuso della stanza mentre emergi con lo sguardo fisso sul pacchetto in equilibrio sulla mano e tieni la gonna per non inciampare, un sorriso raggiante ancora dipinto sul volto.
Ti interrompi sbattendo gli occhi più volte mentre quasi automaticamente il piede più arretrato si posa dall'ultimo gradino sul pavimento della stanza: tutto ha un aspetto patinato, come immerso in una foschia dorata, una sorta di gelatina che le tue palpebre cercano di scacciare strizzandosi mentre le tue parole rimbalzano come proiettili di fionda sulle pareti colpendo le tue orecchie ed interrompendosi a mezzo.
Che strana sensazione… salire una scala e sentirsi sprofondare come se fossi scesa in una buca, senti un vuoto improvviso che ti mozza il fiato mentre la vista pian piano si schiarisce.
Lui e li, seminudo e bendato, fianco a fianco con altre due belle donne altrettanto svestite e bendate anch'esse, tutti i loro corpi imperlati di goccioline di sudore riflettono le luci della stanza mentre una terza donna dall'altro lato della camera impartisce divertita ordini che non riesci a cogliere.
Le ginocchia paiono tradirti e cedere all'improvviso mentre senti il freddo correre dalla spina dorsale verso il collo o forse, dagli occhi al cuore, non sapresti dirlo. Ti senti impallidire, e lasciando l'orlo della gonna porti una mano al cuore che non senti battere più, per controllare che esista ancora, mentre il fiato pare fuggito dal tuo petto. Freddo e silenzio.
Barcolli appena tentando di recuperare goffamente il pacco che quasi scivola a terra, inconsciamente vorresti seguirlo e sprofondare tra le assi del pavimento, verso una pietosa tenebra, il rumore che causi incespicando attira l'attenzione di una delle donne che solleva la benda e dice qualcosa che percepisci ma non sei certa di capire: "E questa chi è…? Un'altra per il nostro giochino…?” Il gelo ti attanaglia la gola e ti chiude le orecchie.
Le due donne si liberano delle bende e si voltano disinibite squadrandoti perplesse. Sforzi un sorriso teatrale, lo stesso che hai usato migliaia di volte sulla scena, ti cali a forza nella parte dell'attrice sentendo la lieve protezione di quella maschera di scena, lottando per mantenere una posa rilassata mentre tutto il tuo corpo vorrebbe rannicchiarsi intorno allo stomaco che si contorce come a volersi annodare.
"Chiedo scusa,” dici con voce affabile ma ti sembra che essa provenga da un ventriloquo di un altro mondo "non sapevo di disturbare…" il tuo viso dissimula l'agonia interiore dietro un sorriso candido, mentre la tua bocca si riempie di un gusto metallico e un grido trattenuto ti dilania la gola.
"La conosci Arty?" la voce divertita e curiosa chiede mentre Lui solleva la benda sbirciando perplesso e chiedendo con la sua solita voce, anch'essa pero in questo momento che suona distante “Tutto bene?”. Riesci a vedere vagamente la scena mentre pian piano la luce delle candele si frammenta in molti punti luminosi mentre gli occhi ti si riempiono di lacrime.
"Si… si certo.” La tua voce brillante pare talmente falsa alle tue orecchie che ti aspetti uno scoppio di risa corale, una cosa che senti non potresti sopportare più di una spada infilzata nel ventre, che pare ora volersi comprimere trascinandosi dentro le tue membra, senti le gambe incrociarsi stringendosi verso l'interno e le spalle chiudersi nonostante i tuoi sforzi dissimulativi. Il cuore pare svanito e non senti più nulla salvo freddo e nausea, mentre la tua voce quasi infranta dice “Lo poggio qui… scusate l'intrusione".
Mentre poggi il pacco a terra le lacrime bagnano il pavimento, poi ti volti correndo lungo le scale, sorda alle voci che provengono da sopra, che comunque non riesci a comprendere.
Corri giù a rotta di collo, i singhiozzi oscurano il suono dei passi, le lacrime offuscano la vista, lo stomaco brucia, vorresti urlare ma non ne hai il fiato mentre attraversi la porta di ingresso con foga e ti getti singhiozzante in strada.
Il gelo ti attanaglia e mentre il tuo stomaco brucia e la tua gola arde pungente senti dentro di te una fredda risata, una voce femminea che si burla di te, della tua ingenuità, della tua debolezza e degli stupidi sentimenti… no, forse illusioni… che avevi iniziato a coltivare.
Piangi e corri, svoltando i vicoli alla cieca, leggera e senza lasciar tracce, sicura di saperle far perdere nei vicoli dell'Alveare. Inciampi in uno sgoggazzo che si volta e ti maledice mentre rotoli nel fango e ti rialzi usando lo slancio per ricominciare la corsa. Piangi e corri mentre quella cosa buia e cupa ride di te, della tua umanità, dei sentimenti che hai provato invece che sfruttato.
Quella cosa nera che risale ora imponente e inarrestabile e ride, ride e ride… continua a ridere e suggerirti abomini e intrighi di lussuria e sangue, facendo ribollire il tuo in netto contrasto con il dolore della tua anima, e di quel dolore, lei, quella cosa, ride di gusto.
Mentre tu piangi e corri…
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