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La prima edizione del Gran Simposio di Cosmologia è prossima a iniziare, e un numero di strambi personaggi molto maggiore del solito sta confluendo verso la Sala degli Oratori. Fuori dal cancello esterno campeggia un grosso striscione che annuncia la data della conferenza, e corre voce che la Società dell’Etere Luminifero abbia affittato non solo il podio principale e le due camere adiacenti, ma anche l’intero giardino centrale, dove è stato appena allestito il rinfresco inaugurale. All’ingresso, ogni visitatore registrato viene segnato sul libro dei partecipanti e riceve il tesserino della conferenza (placcato di elettro), per poi avviarsi verso l’interno dell’edificio e attraversare tutto il giardino. Diversi importanti studiosi sono già arrivati: qua e là nel giardino interno si possono vedere potenti maghi riccamente abbigliati che chiacchierano con il celestiale di turno, e anche qualche adorante apprendista che regge le borse con i voluminosi materiali da conferenza.
Lo stirpefatata Shardanaze è vestito di tutto punto per l’occasione, con eleganti scarpe a punta e pantaloni aderenti color verde brillante. Attorno alla sua testa ruotano le usuali gemme magiche e appese alla vita, dietro la schiena, si trovano due spade corte ricurve, incrociate. La fa da padrona, ad ogni modo, la meravigliosa veste senza maniche di broccato bordeaux e oro, un oggetto a dir poco leggendario in alcuni mondi del piano materiale, che nei piani non sfigurerebbe addosso al tramite di un dio della bellezza. Shardanaze compare quest’oggi con il suo aspetto “non ombroso” visto che ha rimosso il collare borchiato d’onici. Ha pelle chiara e sana, lunghi capelli biondi e occhi viola, oro e verdi che ornano il suo bel volto come gioielli. Ha passato la primissima parte della serata controllando che tutto sia a posto e salutando amichevolmente un paio di noti maghi mai incontrati prima d’ora. Ora è pronto ad attaccare in pompa magna, dopo settimane di preparativi e viaggi in lungo e in largo per mettere assieme un catering adeguato all’occasione. Senza troppe cerimonie guadagna un posto comodo, spalancando con fare teatrale le braccia ai lati del corpo: «Miei cari, è un onore per me darvi il benvenuto al Gran Simposio di Cosmologia. Quest’oggi avremo la sfacciata fortuna di sentire illustri studiosi esporre le proprie più raffinate teorie!» dichiara «ma ricordatevi, nella serata, di provare le delicatezze che la Società dell’Etere Luminifero – mediante il sottoscritto umile tramite – vi ha messo a disposizione. Se siete qui quest’oggi, vuol dire che siete dotati di un intelletto fino, di un appetito sincero per la conoscenza e di una paziente attenzione per le minuzie. Ricordatevi, miei cari, chi non bada a ciò che mangia difficilmente baderà a qualsiasi altra cosa» conclude, esibendosi nel solito pomposo inchino.
Una figura abbastanza particolare tra tutti quei sapienti è probabilmente quella di Gree: si tratta di una ragazza umana scura come l’ebano e abbigliata dei soliti abiti da viaggio. Eppure lei è lì con il suo tesserino di accesso pagato 500 monete. Indossa abiti variopinti che lasciano scoperta la gamba sinistra a cui è assicurato un pugnale infoderato; al fianco sinistro pende la Lunargento, anch’essa infoderata, dall’elsa decorata con due falci di luna cesellate e tra loro l’impugnatura rivestita di cuoio rosso. Ha sulle spalle un mantello un tempo bianco, il cui cappuccio lascia scoperta una cascata di fitti ricci neri, domati attorno al viso da rigide trecce fermate da monili d'argento e avorio. Si aggira tra i presenti con gli occhi dorati spalancati, attenta a non sfiorare nessuno neppure per sbaglio, osservando e cercando di carpire stralci di conversazioni, quando riesce a distinguerli dalle voci che già abitualmente popolano la sua testa. Accoglie con un sorriso le parole di Sharanaze, a cui risponde con un grazioso cenno del capo di ringraziamento, che egli lo veda o meno.
Dopo aver lasciato Gree a prendere posto in un luogo abbastanza isolato come voleva lei, lo zenythri Yu Len si è invece diretto al centro del giardino, dove si trova un grande banchetto allestito. Dato che nell'ultimo periodo non ha mangiato poi molto, ci si fionda diretto come un lupo affamato. Si sta mangiando un bel pezzo di carne quando Shardanaze comincia a parlare attirando la sua attenzione. Quando fa tutti quei complimenti sorride in tralice ma per ora continua a mangiare come niente fosse, guardandosi intorno e cercando di capire chi altro abbia deciso di partecipare al simposio, portando con se un piatto abbastanza colmo di cibarie. Nel caso incontri qualcuno che conosca, fa un saluto tranquillo abbassando il capo anche se, come al solito, il cappello non permette di vedere facilmente il suo volto; poi prosegue nella sua esplorazione della sala.
Fra le innumerevoli creature bizzarre, non poteva mancare il necropolitano Zack Brost, un vecchio studioso dai vaporosi capelli bianchi che ha fatto della cosmologia planare il suo pane quotidiano. Forte del buon senso e dell’intelligenza che un evento simile richiama, Zack non ha celato il proprio necromantico aspetto, mostrandosi per il non-morto vecchio e ammuffito che è. Con la dovuta calma, compie la trafila burocratica che lo porta finalmente a poter accedere alla sala della conferenza. Si affida alla sua vista già compromessa per cercare qualche volto noto con cui poter assistere alla presentazione ma non ha molte speranze di trovarlo. Va quindi a sedersi nel posto più comodo che riuscirà a trovare, con un libretto degli appunti alla mano e carboncino nell’altra. Giunge la presentazione del folletto, accolta con scetticismo dal vecchio che senza fatica riconosce l’illustre figura dello stirpefatata. Terminati i convenevoli, si appresta ad alimentare la fame di conoscenza tanto decantata dal Magnifico.
Anche lo sharakim Aerlon si reca all’appuntamento per il simposio pubblicizzato diverse settimane prima e del quale ha acquistato a suo tempo regolare biglietto. Ha abbandonato i comodi abiti da esploratore che usa nelle zone meno civilizzate e si è agghindato con i pregiati abiti dai colori decisi ed impreziositi da fili d’oro e d’argento che indossa nelle visite più ufficiali. Per il resto, il suo equipaggiamento è il consueto, ma ad un occhio poco attendo quasi tutto è celato dall’ampio mantello. Una volta espletata la registrazione e ritirato il tesserino per la conferenza, si avvia sino al giardino, dove riconosce anche qualche volto noto della cultura di Sigil. Arriva appena in tempo per il discorso di Shardazane, che ascolta con celata attenzione. Nel mentre, continua ad osservare gli astanti uno ad uno, ingannando l’attesa per l’inizio del simposio.
Per l’importante serata, il mezzo-drago Parsifal ha deciso di evitare armature o protezioni particolari, sfoggiando piuttosto un aspetto più elegante. Molti troveranno strana la presenza della creatura draconica, che a prima vista, data anche la massiccia muscolatura, non dà certo l’impressione di essere uno studioso. Nonostante ciò, Parsifal ha passato parecchie ore nelle più grandi biblioteche, studiando storia e composizione del multiverso. Al rinfresco si presenta vestito elegantemente, con una tunica ricoperta di magiche rune incise in oro; al collo porta una collana dello stesso materiale, con una brillante gemma rossa come ciondolo. Dietro la schiena si trova il suo fidato spadone, che si intona comunque bene essendo anch’esso in oro. A coprirlo in parte vi è un lungo mantello decorato con filigrane d’argento, tenuto sul davanti da una spilla, anch’essa d’argento. C’è chi potrebbe scambiarlo per una guardia: dopotutto, la spilla reca il simbolo dei sorveglianti, ed il grado del mezzo-drago all’interno dell’organizzazione. Infine, un cristallo rosa polvere fluttuante completa la figura del dimensional, che riconosce almeno un volto tra i vari partecipanti.
Lo gnomo Barlack Clockwire indossa la sua veste migliore, che è comunque uguale alle solite tuniche rosso mattone che usa di solito, anche se questa è più pulita e ben tenuta. Cinture e bandoliere varie gli cingono il corpo, tenendo per quanto possibile in ordine le varie pergamene e attrezzi di precisione che porta sempre con sé. Sulle spalle porta uno zaino, per l’occasione stracarico di tomi relativi alla cosmologia planare, da usare come riferimento durante la conferenza. Il peso di quest’ultimi lo fa barcollare un pochino mentre si avvicina all’entrata e va ad accomodarsi in uno dei posti più vicini possibile al punto da cui interverranno gli ospiti, in modo da riuscire a vederli e sentirli bene nonostante l’età avanzata. Mentre entra nota un paio di visi conosciuti, ma a parte un breve cenno col capo di saluto nel caso i loro sguardi si incrocino non fa niente per avvicinarsi a loro o fare conversazione. Oggi è qui per espandere la sua conoscenza sui vari piani e le loro relazioni, non per chiacchierare.
Lo spettacolare rinfresco di apertura supervisionato da Shardanaze sembra aver riscosso un grande successo, a giudicare dagli applausi che il sensista riceve dai presenti al termine del discorso. Perfino alcuni non-morti hanno voluto provare le strane cibarie appositamente preparate e si può anche notare un beholder intento a sollevare un vassoio di tartine col raggio di telecinesi per ficcarne il più possibile nell’enorme bocca (qualcuno mormora che sia un ambasciatore arrivato direttamente dal reame di Gzemnid nelle Terre Esterne). Aggiungendo anche i numerosi Dimensional, l’uditorio che si accinge ad entrare nel salone principale è quantomai variegato. Oltre a qualche convenzionale barbagrigia, spiccano tra la folla individui come il Saggio Immondo di Rel Astra (il noto mago molydeus) o il bariaur Banebdjedet, tramite di Thoth (che gira con un rotolo di papiro sul quale annota continuamente qualche osservazione). L’unico che ancora non si vede è il professor Tripicus, probabilmente perché è già all’interno a ultimare i preparativi per il suo intervento di apertura.
Dato che i piatti serviti al Gran Simposio sono stati scelti da un sensista, è praticamente impossibile trovare qualcosa di propriamente normale; tuttavia, sarà possibile assaggiare tartine di larve con riduzione di vino del cuore, coppette di lumache dello Stige in salsa di uovo di roc, bastoncini di imp fritti su letto di insalata arboreana, tartine di burro di sfinge e marmellata agrodolce di rovo di sangue, e chi più ne ha più ne metta. Shardanaze sembra essere perfettamente a suo agio tra gli studiosi e i servitori e per qualche attimo rimane immobile sulla sua posizione sopraelevata, le mani dietro la schiena, ad osservare i presenti. Nota tutti i volti noti presenti – con i sensi che si ritrova, come potrebbero sfuggirgli? – ma al momento si limita a salutare chi incrocia il suo sguardo con un sorriso e forse un furbo occhiolino. Dopo di che smonta dal “podio” e si avvia a sua volta verso l’interno della sala, apprestandosi a prendere posto come spettatore – dopo tutto non è li per parlare. Nei passi che lo separano dall’interno fa il conto delle personalità che riconosce tra i presenti, annotando mentalmente i nomi che dovevano essere presenti e che ancora non ha avuto modo di incontrare.
Con un certo chiasso, i partecipanti alla conferenza giungono infine ad accomodarsi nella platea del grande salone da conferenza. In prima fila siedono alcuni membri della Società dell’Etere Luminifero assieme alle personalità più importanti. Alla fine, dopo diversi minuti di brusio generale, un paio di inservienti richiudono il portone e la conferenza prende ufficialmente il via. Il primo a salire sul palco, come previsto, è il professor Tripicus, noto esperto nel campo degli studi sul Piano Materiale. Trattasi di una creatura alta oltre due metri e mezzo e decisamente massiccia, coperta di pelo bruno-rossiccio dai riflessi dorati e avvolta in una scintillante tunica blu riccamente decorata. Il suo faccione da orso reca un sorriso gentile, sormontato da un paio di occhialetti tondi poggiati sul naso. L’ursinal ha l’aria di essere piuttosto avanti con gli anni (il che per un celestiale vuol dire veramente parecchio tempo), e arriva sul palco reggendo in una mano alcuni fogli e nell’altra un aggeggio che ha l’aria di essere una specie di tavola con dei pulsanti, che va a poggiare sul podio. Dietro di lui è stata preparata una grande lavagna scura larga, sulla quale i maghi più potenti in sala potranno riconoscere una notevole quantità di aure di Illusione affastellate una sull’altra. «È con estremo piacere che mi accingo ad aprire la prima edizione di questa conferenza. Vedervi tutti qui riuniti nel nome della conoscenza mi riempie di gioia.» afferma, pur trattenendo a fatica una smorfia quando il suo sguardo si sofferma sugli immondi più potenti in sala. A quel punto, preme uno dei tasti dell’aggeggino che si è portato dietro, facendo scattare la prima illusione "caricata" nella lavagna: ecco che il titolo del suo intervento va a formarsi da solo! «Prospettive di mappatura cosmologica delle Sfere mobili» recita Tripicus, mentre la scritta a caratteri cubitali finisce di auto-disegnarsi. Oltre alla scritta, sulla lavagna è comparso un disegno che praticamente chiunque in sala riconoscerà come una raffigurazione stilizzata delle Sfere di Cristallo che contengono i Mondi Primi.
Shardanaze indugia all’interno della sala ed osserva la panoplia di esimi studiosi prendere posto. Rimane fermo vicino alla parete, le mani al panciotto, i pollici infilati tra i preziosi bottoni di mithral. Lascia che i presenti si accomodino per primi, mentre arpiona con un agile movimento un bicchiere di sorbetto di opunzia arcadiana dal vassoio di un inserviente di passaggio. Quando tutti si sono seduti, finalmente si siede a sua volta, apprestandosi a godersi quello che per lui è chiaramente uno spettacolo senza eguali. Il sorriso già presente sul suo volto si ampia nel vedere il noto ursinal prendere posto e cominciare con il proprio intervento, e si trasforma poi in un sogghigno mentre va a cercare la reazione del Saggio Immondo alla vista del potente guardinal. Tutto è spettacolo per il buon folletto.
Tripicus lascia passare qualche secondo, per poi iniziare l’intervento con il tono del navigato professore: «Il Piano Materiale.» Osserva la sala per un attimo. «A volte, ho l’impressione che noi planari crediamo di sapere tutto del Materiale. In realtà, ogni anno vengono scoperte più stranezze laggiù che in qualsiasi punto dell’Anello. Anche perché, tutto sommato, passiamo molto meno tempo a esplorarlo di quanto ne passino i suoi abitanti a esplorare i piani.» Qualcuno ride. Nel frattempo, l’ursinal preme un altro bottone, e sulla grande lavagna dietro di lui inizia a disegnarsi un’altra figura, una rappresentazione schematica della cosmologia delle Sfere più famose. «La prima, come probabilmente sapete, è stata Blackmoor.» Qualche non-morto annuisce. «Poi, nel corso dei millenni, abbiamo raccolto sempre più informazioni. Toril, Greyhawk, Krynn…» indica le varie sfere sulla lavagna con l’ausilio di un lungo bastoncino. «Ognuna di queste Sfere è stata mappata accuratamente, con tutte le sue lune e i suoi pianeti. E proprio quando iniziavamo a pensare di aver capito cosa regoli il moto delle Sfere, ci siamo tutti grattati la testa quando è stata scoperta questa.» Punta con un colpo secco il bastoncino sulla Sfera rappresentata al centro della lavagna. «La Sfera di Eberron. Ricca di magia e tecnologia, molto più di altre. I suoi abitanti padroneggiano il viaggio planare, di certo molto di più di quelli di Krynn, eppure abbiamo dovuto aspettare millenni prima che Eberron apparisse anche solo sulle mappe.» Fa una pausa, bevendo avidamente da un bicchierone appositamente posto sul podio ed emettendo alcuni rumori gutturali da orso, per poi riprendere: «Grazie ai dati raccolti dai mercanti stellari del Flogisto, abbiamo capito solo in tempi molto recenti che Eberron si muove. Certo, tutte le Sfere risentono in qualche misura delle fluttuazioni cosmiche, ma questa percorre un’orbita definita, e con una velocità incredibile. Si direbbe quasi che cercasse di scapparci…» ridacchia tra sé per un momento, prendendosi un paio di secondi per osservare le reazioni del pubblico.
Mentre l’ursinal comincia con la sua esposizione, Shardanaze non ha alcuna difficoltà a dividere la propria attenzione tra la presentazione e il pubblico, alla ricerca degli esimi studiosi che parteciperanno alla riunione. Sta cercando in particolare un mercane che possa essere il leggendario Khymez Ta’rol, la cui presenza al di fuori di Union – per non parlare a Sigil – è cosa più unica che rara. Il suo contatto all’interno della Società dell’Etere Luminifero non ha voluto confermare la voce di corridoio relativa alla presenza del noto studioso al Simposio di questa sera. Riporta l’attenzione sull’ursinal, vuotando il contenuto del bicchierino di cristallo ed allungando le gambe innanzi a se, mettendosi sfacciatamente comodo mentre annuisce, partecipando all’unisono di consensi che accoglie le parole del guardinal.
«Ma la sorpresa più grossa l’abbiamo avuta quando qualcuno ha riportato un trattato di cosmologia eberroniano. Come saprete, di solito i cosmologi primevi si limitano a descrivere i reami delle loro divinità accostandoli a qualche fantasiosa raffigurazione strutturale… ma per Eberron è stato diverso. Tanto per cominciare, sembra che i reami divini laggiù siano qualcosa di sconosciuto. Ancora più strano, su Eberron conoscono il Piano Etereo e il Piano Astrale (che confinano in ogni punto con il Primo e quindi non risentono del moto della Sfera), ma quando si arriva al resto della cosmologia, otteniamo questo.» Arrivato a questo punto, Tripicus preme un altro bottone, e l’illusione che va a disegnarsi sulla lavagna questa volta è qualcosa di animato: un planetario con la Sfera di Eberron al centro, circondata da sfere in movimento secondo orbite circolari. L’ursinal si volta per qualche secondo, guardando anche lui l’immenso planetario e sospirando bonariamente. «Eh, quante notti insonni passate su questo disegno.» Si rivolge nuovamente al pubblico, il cui brusio è appena aumentato. «Gli studiosi di Eberron hanno elaborato un complesso sistema orbitale per descrivere i "moti" dei Piani Esterni. La cosa assurda è che funziona. A intervalli più o meno regolari, intere regioni di quel mondo primo si trovano per così dire "in congiunzione" con un piano e ne assumono parte dei tratti. Ora, tutti sappiamo bene che l’Anello ha la stessa configurazione da quando è stata inventata la scrittura, e i Piani Esterni di certo non si sognano di andare in giro a orbitare attorno a una Sfera del Primario.» Qualche studioso in aula si sta già grattando la testa. «Quella che vi propongo oggi è la spiegazione di questo fenomeno. Se i Piani Esterni rimangono al loro posto, allora cos’è che si muove?» domanda retorico Tripicus, osservando ancora una volta l’illusione dietro di lui. «La Sfera, si potrebbe dire. Be', certamente, ma questo non spiega come mai ci siano soltanto tredici Piani, sempre gli stessi, che interagiscono con Eberron. E soprattutto, non spiegherebbe perché le "manifestazioni" avvengano in aree circoscritte invece che propagarsi all’intera Sfera, come accade ad esempio con il Confine Etereo dei Piani Interni.» A quel punto, l’ursinal viene interrotto da una domanda.
Shardanaze rimane in silenzio, sorbendo con grande interesse la lezione dell’ursinal. Annuisce con piglio interessato circa quanto viene detto su Eberron, ritrovandosi a sorridere divertito. Non era stata una sua conoscente ad incontrare uno studioso di quel mondo primo che era rimasto a dir poco stordito innanzi ai grossolani errori delle proprie teorie? Si sofferma sulla rappresentazione delle sfere di Eberron, per poi tossicchiare «Chiedo scusa Tripicus, è possibile avere una trasposizione dei nomi comunemente utilizzati per rappresentare i Piani Esterni rispetto a quelli usati dai primevi di Eberron?» domanda, interrompendo di fatto l’esposizione, con probabile scorno di molti; un’espressione di compiaciuto divertimento che gli scivola in volto.
In risposta al quesito, l'ursinal emette una risatona gutturale. «Sarebbe molto bello averne una. Questo è un altro dei punti oscuri che cercheremo di chiarire: l’identificazione non è affatto ovvia.» Punta la bacchetta su Daanvi. «Per esempio: Daanvi, l’Ordine Perfetto. Dal nome si potrebbe pensare a Mechanus, ma altri resoconti delle manifestazioni lo descrivono come molto più simile ad Arcadia…» Si sposta su un’altra sferetta. «Thelanis, la Corte Fatata. Personalmente suppongo si tratti di Brux… il che è ulteriormente curioso, non trattandosi dello strato superiore del piano.» A quel punto, l’ursinal preme nuovamente il bottone del suo piccolo marchingegno, e questa volta l’illusione non svanisce ma va a modificarsi. Ora le sfere sono immobili, piazzate più o meno in cerchio, e da una di esse inizia a formarsi una specie di sottile tubo d’argento che va fino a Eberron. «Il che ci porta all’oggetto del nostro studio. Condotti astrali, signori.» Indica col bastoncino la lineetta argentata, aspettando le reazioni del pubblico. «Condotti stabili di natura millenaria.»
Alla risposta dell’ursinal, il sorriso sul volto di Shardanaze amplia, rivelando i denti bianchi. Il folletto non commenta alcunché, ma risponde alla cortesia di Tripicus con un educato cenno del capo, tornando a mettersi comodo. Non ha bisogno di prendere appunti con la memoria che si ritrova, ma l’indomani si prenderà qualche ora per riversare quanto ha appreso in forma scritta, andando a rimpolpare l’immensa mole di conoscenze sparse ammucchiate nel suo studio. Shardanaze si volge verso un lato della stanza, cercando di attirare l’attenzione di un inserviente per abbandonare il bicchiere ormai vuoto da un bel pezzo.
Shardanaze non è l’unico a fare domande, a quanto pare. Dopo l’ultima "diapositiva", un’elfa di mezza età dai capelli bianchi solleva una mano da qualche fila più indietro. «Non violerebbe la legge di conservazione del flusso di Vanteen?» Tripicus solleva il muso e si aggiusta gli occhiali per osservare meglio, per poi sorridere. «Uh, abbiamo la Elivil in sala, dovrò stare più attento quando parlo di condotti astrali» scherza l’ursinal, riconoscendo colei che ha parlato come la nota studiosa di portali e condotti astrali Selsharra Elivil, che insegna in un’accademia del reame di Azuth. «Certo, ovviamente lo sarebbe. Ma la legge di Vanteen è stata formulata considerando uno scenario statico. Ho esteso la dimostrazione considerando il moto cosmico del punto di destinazione, che è lo scenario in cui ci troviamo qui.» Indica ancora una delle sferette disposte attorno a Eberron, per poi aggiungere: «Siccome è piuttosto corposa, non vi annoio con i dettagli, li troverete negli atti della conferenza. Per ora, quello che ci interessa è che ritengo che i condotti astrali, in determinate circostanze, possano "ancorarsi" a un preciso punto della Sfera in movimento e rimanerci, per così dire, agganciati. Man mano che la Sfera si muove nel Flogisto, il condotto si allunga o si accorcia…» l’animazione mostra un esempio. «…e il fenomeno osservato dalla Sfera dà l’impressione che sia il Piano all’altra estremità che si muove in orbita.» Conclude.
Shardanaze si volge distrattamente verso la donna che prende la parola, e nuovamente il sorriso sul suo volto si ampia: l’elfa è Selsharra Elivil, nota studiosa di portali incontrata due anni addietro in quel di Azuth, ad Arcadia. I due hanno ancora una faccenda in sospeso da portare a termine. Shardanaze rimane ad osservare l’elfa, un poco storto sulla poltroncina, il braccio sinistro arpionato sullo schienale della stessa. Si ravvia distrattamente i capelli biondi, registrando le parole dell’ursinal ad un livello inconscio del suo pensiero, tant’è che, quando torna su questi, deve impiegare qualche istante per raccapezzarsi e riprendere le redini del discorso.
Tripicus prosegue la spiegazione, puntando nuovamente il dito sull’animazione della lavagna. «Vista in questo modo, la misteriosa "manifestazione" del piano all’interno della Sfera non è che una normale caratteristica dei condotti astrali: a volte la materia straripa lungo il condotto da un piano all’altro. E siccome il condotto ha dimensioni limitate, anche la "zona di manifestazione", come la chiamano loro, è relativamente ridotta.» La Elivil annuisce, visibilmente impegnata a cercare mentalmente altre possibili falle nella dimostrazione. «Anticipo la prossima domanda: e i Piani Interni? Sì, è vero, alcuni dei tredici piani che vedete qui vanno identificati in modo abbastanza evidente con un Piano Interno: per esempio questo, Risia… e ovviamente i condotti astrali non arrivano ai Piani Interni, ma non è un fenomeno del tutto sconosciuto. È già stato riportato il caso di un condotto che sembrava collegare l’Abisso al Piano del Fuoco, ma in realtà collegava l’Abisso al Piano Materiale, in prossimità di un punto dove era presente un vortice elementale verso il Piano del Fuoco. Sospetto che anche su Eberron si verifichino simili fenomeni.» Conclude, allontanandosi per un momento dal podio e lasciando che l’uditorio guardi la lavagna senza la sua ingombrante figura davanti. «Certo, non sarei completamente onesto se non ammettessi che questa è solo una teoria. Se fosse vera, però, da qualche parte nelle zone remote dell’Anello dovrebbero esserci tredici "buchi", dai quali la materia viene risucchiata a intervalli regolari per iniziare il suo viaggio verso Eberron.»
Shardanaze segue il discorso fino a quando Tripicus snocciola ulteriormente la sua teoria, un’espressione tranquilla in volto. Poi sorride nuovamente, unendo le mani innanzi a sé ed appoggiando gli indici sul naso.
«Tripicus, hai provato ad ingaggiare dei tagliacci per dimostrare la tua teoria in maniera empirica rintracciando questi “buchi”?» domanda, tornando nuovamente ad interrompere il flusso dell’esposizione. «Una teoria rimane tale fino a che non viene testata sul campo» fa presente, con una nota divertita nella voce.
A questo punto, l’intervento del relatore è praticamente concluso, e qualcuno sta già iniziando ad applaudire. Ma Tripicus ha un’ultima cosa da aggiungere, ora che si è spostato al margine del palco, e nel dirla rivolge un’occhiata a Shardanaze. «Oh, sarebbe estremamente d’aiuto per la comunità scientifica rintracciare questi "buchi" e iniziare a studiarli più da vicino. Devono trovarsi parecchio lontano dai centri abitati, altrimenti li avremmo già scoperti da un pezzo, per cui sospetto che non sarà un lavoro facile… ed è con estremo piacere che passo a presentarvi il nostro finanziatore.»
Detto ciò, l’ursinal preme un altro bottone della sua tavoletta, innescando l’ultima illusione caricata nella lavagna. La mappa planare sparisce, e al suo posto appare la figura di un mercane dal portamento regale, vestito con abiti costosissimi e dallo sguardo magnetico, che rivolge alla platea un saluto registrato. «Buonasera, illustri studiosi. Qualcuno di voi sicuramente mi avrà già riconosciuto. Sono Khymez Ta’rol, Presidente della Società di Cartografia Planare.» Be', a quanto pare le voci riguardo il suo intervento erano vere a metà. «Avete già assistito all’ottimo intervento del professor Tripicus, e potrete facilmente immaginare il seguito. La Società è lieta di comunicare che finanzierà tutte le spedizioni necessarie a confermare la teoria dei condotti permanenti. L’obiettivo è mappare l’intera regione circostante ogni condotto, e stabilire dei campi base permanenti per ulteriori studi. In base al nostro statuto, per ogni spedizione riuscita la Società pagherà una somma di ventimila pezzi d’oro.» La sala rumoreggia. Molti dei presenti sono maghi epici, ma ventimila grane sono sempre ventimila grane (sia pure da dividere tra i membri della spedizione). «Questo è un messaggio registrato, per cui non potrò rispondere alle vostre domande, ma chi è interessato si può presentare nella nostra succursale di Yeoman. Non mi resta che augurarvi buona continuazione.» Il messaggio termina, e il faccione blu del mercane rimane immobile sulla lavagna, mentre Tripicus si avvia a scendere dal palco per lasciare il posto all’oratore successivo.
Lieto di essere arrivato al nocciolo della faccenda in anticipo, Shardanaze arriccia il naso ed emette un mugolio di disappunto quando scopre che la presenza del mercane al Simposio sarà garantita solo da quella semplice illusione. Sospira, torcendo il busto ed accavallando le gambe, tornando a volgersi verso la Elivil, che osserva in silenzio qualche istante. Lascerà che gli studiosi presenti tornino a prendere la parola, perdendo volontariamente qualche istante; dopo di che, si alzerà per andare ad importunare la vecchia conoscente, giusto per riallacciare i rapporti in vista di una futura prossima spedizione.
Yu Len è rimasto tutto il tempo a mangiare e ad ascoltare le descrizioni e le teorie del professore, sorprendentemente interessato nonostante il piatto ancora ricco di cibo faccia pensare il contrario. Si avvicina a Shardanaze, che è uno dei pochi che ha riconosciuto e al quale si rivolge prima che vada a scocciarlo per cose importanti «Discorso interessante, non trovi?». Ogni tanto con lo sguardo va verso la sala pensieroso, mentre la mano prende un altro pezzo di cibo dal proprio piatto. «Cosa ne pensi in merito a questa storia di portali permanenti verso l’Astrale? È la prima volta che sento qualcosa del genere.»
Gree ha ascoltato tutto con gli occhi dorati sgranati, capendo più o meno la metà di quanto Tripicus e gli altri studiosi sono andati dibattendo ma seguendo tutto avidamente, seduta in uno dei posti meno centrali della sala. Una volta terminata l’esposizione, applaude come gli altri, per poi restare ferma al suo posto ad osservare i movimenti di chi inizia ad alzarsi, formando capannelli che cominciano a discutere degli argomenti trattati. Tra i gruppetti nota il cappello di Yu Len e, valutato se le sia possibile raggiungerlo senza dover sfiorare nessuno, si incammina in quella direzione, notando anche come si stia avvicinando a Shardanaze.
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