CORO: […]
Chiamo te, per prima, figlia di Zeus,
Atena immortale,
e tua sorella, Artemide,
che governa il paese
seduta sul trono glorioso
della piazza rotonda
e Apollo, che colpisce da lontano:
mostratevi insieme e portate via il male,
come l'altra volta, quando scacciaste
quel doloroso flagello che sorgeva sulla città
venite anche adesso.
[…]
Sei tu, Ares, tu, violento,
che ora, senza lo scudo,
mi flagelli e urlando mi assalti:
tornatene indietro, corri, va' via
dalla mia terra! Nel fondo dell'Oceano
o in Tracia, che non accoglie nessuno!
Quello che la notte tralascia
il giorno lo compie:
Zeus, tu, che governi il potere
dei lampi di fuoco, fallo fuori con il tuo fulmine!
Apollo, signore della Luce, scocca
le tue frecce invincibili
dall'arco d'oro,
schierate a difesa, e le torce infuocate
di Artemide, con le quali essa
sfila sui monti di Licia.
E invoco il dio dalla mitra d'oro,
colui che dà il nome alla mia terra,
Bacco, colore del vino, che gridi evviva,
unico signore delle Menadi:
vieni con la torcia in fiamme
contro questo dio senza onore!1
Il pantheon olimpico è stranamente umano, o almeno gli umani sotto gli Olimpici sono stranamenti simili agli déi. Il solito dibattito riguardante se i mortali hanno creato i poteri o viceversa, qui non ha risposta; le divinità olimpiche sono semplicemente le emozioni e il raziocinio umani incarnati. Perfino Atena, la più razionale di questo pantheon, ha un lato estremamente emozionale che, una volta svegliato, fa sì che non ci sia modo di ragionare con lei. Il resto degli déi è anche più emotivo: è chiaro che gli olimpici sono l'incarnazione della furia divina ed essi hanno reso i loro nomi sinonimi delle passioni di Arborea. Per ogni volta in cui i poteri raggiungono un accordo su un argomento, se ne possono contare altre nove in cui questo non accade; gli Olimpici non sono molto coesi, le loro argomentazioni sono fiere, e nessuna ragione è abbastanza valida per mantenere la pace: quando discutono, possono far tremare i loro reami tanto da far fuggire ogni mortale che si trovi nelle vicinanze.
Nonostante la natura intensamente caotica e le loro piccole gelosie, tuttavia, gli Olimpici sono uno dei pantheon più forti del multiverso, e quando mettono da parte le loro differenze e lavorano insieme, è palese come non ci sia nulla che non possano fare. Ed essi davvero superano i loro egoismi e lavorano insieme quando serve, incanalando le loro passioni verso un fine comune. A testimonianza di ciò, in passato hanno spodestato i Titani e li hanno gettati su Carceri, hanno collegato il Monte Olimpo, una delle Grandi Vie, a tutti i mondi dei loro adoratori (o almeno, questo è ciò che affermano — altri asseriscono invece che la Via esistesse molto prima dell'arrivo degli dei). Facendo ciò, hanno lanciato un chiaro messaggio al resto dei piani: il pantheon degli Olimpici è un gruppo di cui aver paura. A parte i Titani, i Celti sono i principali rivali degli Olimpici, e i due pantheon lavorano costantemente per mettersi i bastoni fra le ruote. Mentre i Celti sono aperti ad accettare nuovi poteri, gli Olimpici sono conservatori, e preferiscono schiacciare le nuove potenze piuttosto che lasciarle espandere; credono che il modo migliore di mostrare ai nuovi venuti che gli Olimpici hanno tutte le risposte, sia mostrare l'assoluta forza del pantheon. In questo modo, gli Olimpici si sono fatti molti nemici, tali che se si unissero tutti per attaccare gli Olimpici simultaneamente, il multiverso avrebbe un pantheon in meno. Per esempio, i poteri greci si sono appropriati di alcuni aspetti delle divinità egizie, togliendo loro seguaci per averne di più per sè. Apollo, dio della luce, ha risucchiato via molti fedeli del dio del sole Ra. Gli Egizi, anche se potenti, non possono sostenere un assalto e si ritirarono piuttosto che sfidare gli Olimpici. Tuttavia, è principalmente a causa degliOlimpici che gli Egizi non occupano più un posto predominante nel multiverso.
A differenza di alcune altre divinità, i poteri del pantheon olimpico sono molto più interessati ai reami dello spirito e delle emozioni che all'innovazione tecnica. Benché anche fra loro si contino membri che creano e costruiscono - la forgia del fabbro Efesto è una prova evidente di ciò - questi poteri mantengono un atteggiamento conservatore. Alcuni affermano che, in questo modo, gli Olimpici diano dimostrazione di codardia e che temano di tenere il passo con i tempi e con le tecnologie. In realtà, la loro tendenza tradizionalista non ha implicazioni tanto forti e negative ed è piuttosto dettata dalla prudenza: le potenze greche venute dopo Zeus - memori anche delle vicende di Urano e Crono - sono convinte che i mortali non debbano superare i limiti imposti dalla propria condizione poiché ciò potrebbe mettere in pericolo l'equilibrio del multiverso. A riprova di ciò, i poteri olimpici apprezzano l'esplorazione dei confini di ciò che è ignoto: non sono divinità oscurantiste e anzi fra i loro fedeli si contano alcuni fra i più grandi filosofi del multiverso. Semplicemente, gli déi olimpici raccomandano attenzione: solo perchè una linea è stata oltrepassata una volta, non significa che la si possa attraversare di nuovo per tornare indietro.
Gli dei di questo Phanteon sono chiamati Theòi (singolare Theòs) dai loro fedeli.
I membri del Pantheon Olimpico
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