Generalità
Nome: Morisil Namaglin
Razza: tiefling
Sesso: Femmina
Età: Circa 20 anni?
Allineamento: Caotico Malvagio
Classe: Bardo Lama Danzante
Piano di Origine: Primario Materiale
Fazione: Doomguards
Descrizione Fisica
Giovane dalla pelle pallida come neve, membra delicate, di corporatura minuta e dalle forme piacevoli. Ha lunghi capelli bianchi, che usualmente raccoglie in una lunga treccia. I tratto da cui si può intuire più immediatamente la sua ascendenza sono gli occhi che, normalmente azzurro ghiaccio, ogni tanto vengono animati da un'insolito bagliore argenteo. Finché non sorride, rivelando i denti appuntiti, suona abilmente qualche strumento mostrando le unghie lunghe e dure come artigli, o scopre le orecchie puntute. Si muove agilmente, in modo alternativamente scattante o languido. E' spesso inquieta, lo sguardo intenso guizzante, tranne quando canta: solo allora una strana tranquillità la pervade; il tono della voce, solitamente sarcastico e roco, si fa pacato, dolce e basso.
Descrizione Caratteriale
Morisil, nonostante l'aspetto piacevole, risulta sgradevole a molti. I suoi modi, grezzi, diretti e maleducati non garbano alla maggior parte di storditi e primaclasse. Non si preoccupa delle conseguenze di quello che dice e spesso la si può vedere apostrofare, sfottere o stuzzicare chiunque le passi a tiro, compresa sé stessa. Ha un atteggiamento cinico e pragmatico, lanciando intendere nemmeno troppo tra le righe che nulla la possa sorprendere o ferire. Non si perde in troppe chiacchiere quando c'è "qualcosa da fare", e molto difficilmente si sbottona, parlando realmente di sè stessa (specialmente da quando ha perso la memoria, per aver bevuto acqua dello Stige).
I pochi momenti in cui perde i suoi atteggiamenti rudi sono quando canta o danza, o in generale di fronte a qualcosa di inaspettatamente bello. Allora, si può leggere sul suo volto una gioia meravigliata da bambina, e in quei rari attimi anche la sua espressione si addolcisce, coincidendo esattamente con quella della sorella Moira.
Storia
Eminenti ministri,
per concludere la collaborazione con questa vostra santa istituzione, desidero rendere chiari i motivi che mi hanno spinto ad agire contro i miei stessi familiari arrivando a favorire i nemici della confraternita di cui faccio parte. Voi, stimatissimi giudici, siete convinti che l'arresto della mia beneamata sorella rappresenti un grande passo in avanti nelle indagini sull'organizzazione chiamata SRN, che, come voi giustamente e acutamente sospettate, è responsabile della terribile pestilenza che sta decimando i contadini che vi nutrono, i soldati che vi proteggono, le puttane che vi sollazzano e, sommo sacrilegio, perfino i membri, porporati o meno, del vostro stesso illuminato ordine.
Avete proceduto con zelo, con la corda, col fuoco, con l'acqua, nelle vostre indagini, cerfcando di carpire un qualsiasi indizio, un nome, un luogo, un ricordo, che vi potesse mettere sulle tracce mie e dei miei confratelli.
Ogni singola goccia di sangue, in cui voi speravate di vedere una prova, ogni lacrima, ogni sputo, vi portavano in realtà di un passo più lontani da ciò che più bramavate.
E' un mio orgoglio, sapientissimi inquisitori, affermare che i nostri rapporti sono sempre stati e sempre saranno ispirati dalla massima sincerità: non vi ho mentito quando vi ho rivelato che mia sorella era una delle personalità più importanti per Setta, non vi voglio mentire ora proprio prima di andarmene per sempre da questa terra desolata. Quando vi consegnai Moira vi ho messo tra le mani l'unico strumento in grado di fermare il morbo. Lei era l'unica sacerdotessa del nostro ordine, l'unica in grado di guarire il morbo, di annullare ciò che noi abbiamo costruito per la vostra distruzione.
Quello che vorrei vi fosse chiaro anche ora, onorevoli magistrati, è che io non provo che amore per lei, e che ogni mia azione è volta, oltre che al bene della causa, alla felicità di Moira. Tra tutti i miei consanguinei lei è l'unica nata dalla stessa donna, e che mi ha accudito intanto che nostra madre, cullata dalle braccia del morbo, gettava le fondamenta della Setta.
Per amore di lei l'ho vista urlare di dolore sotto la corda, trattenere le lacrime di fronte ai ferri ardenti, venire umiliata dai vostre domande severe, dai vostri giudizi taglienti, dai vostri sguardi bramosi di vedere nella sua carne nuda, candida e martoriata, le tracce della vostra purificazione.
Lei, tra tutti noi, era quella che più doveva conoscere il senso del dolore e della sofferenza. La malattia soffoca ogni sensazione nel delirio, dopo i primi giorni resta solo un vago senso di tepore, che precede la rivelazione. Solo voi, con le vostre indagini minuziose e i vostri precetti inflessibili siete capaci di calpestare un essere umano dando un nuovo significato alla parola dolore. La malattia è un processo che eleva l'individuo, voi lo macinate, negli ingranaggi della vostra giustizia: ma solo "se il chicco di grano caduto in terra […] muore, produce molto frutto". Solo dopo esser stata distrutta dal morbo, dal tradimento e infine da voi Moira sarà capace di sciogliere gli ultimi legami con la sua sanità e raggiungere infine la trascendenza.
E io mi appresto a seguirla: dopo la sua fuga lei ha già raggiunto una nuova realtà, il cuore a partire da cui i nostri ideali potranno contaminare ogni singolo anfratto del cosmo.
Me ne vado dalle vostre strade pulite, dai vostri ordinati giardini, dalle gabbie efficenti in cui rinchiudete i colpevoli e voi stessi. Vi saluto, vi auguro ogni bene, magari un'agonia rapida o la grazia di ottenere l'illuminazione tramite la distruzione della vostra mente.
Il vostro operato, sacri indagatori, è stato encomiabile: mai strumento fu più adatto a cesellare carne e anima.
Morisil Namaglin