- Nome: Bordella (Jack Ossoforato Calvina)
- Razza: tiefling discendenza baatezu
- Sesso: femminile
- Età: 32
- Allineamento: caotico caotico
- Classe: bardo
- Fazione: trista-cabala
- Città di origine: Sigil
Tratti fisici:
Di bell'aspetto ma segnata da molte cicatrici: una le taglia in due il viso fin sopra alla testa in diagonale, una le cinge il collo come una collana, molte altre sulle braccia e sulle gambe. Ha gli occhi di colore differente, uno blu e uno bianco. Ha un corno dritto e uno spezzato, i capelli tinti spesso raccolti e separati dalla cicatrice. Ha dei tatuaggi osceni tra i quali sull'alto pube uno spazzacamino scheletrico che ride scendendo una scala e sull'interno coscia una figura dei tarocchi: l'appeso. Di pelle chiara.
Tratti caratteriali: Estroversa, lunatica, chiacchierona, affabulatorice, poetica, volgare, allucinante.
Storia:
Figlia che il mago Ito Calvin, ormai 83enne, ebbe dalla sua badante e compagna di avventure una vecchia succube Jaz Qeline Oxoforato; con grande rancore della moglie legittima madama Scoscialaquaja. La bella, nata con la camicia (aperta) e il ghigno folle vide la luce nel quartiere della Signora tra pianti di gioia, confetti volanti e bestemmie inaudite in un giorno di festa e disperazione.
Amata oltremodo dall'ottuagenario genitore fu immersa nel miele delle coccole e nella cioccolata affettuosa per cui tutto è concesso, tutto è lecito, tutto è perdonato. Odiata all'ennesima potenza dalla matrigna che non perdeva occasione per cercare di ammazzarla, sfigurarla, sbudellarla.
Le vennero insegnate le buone maniere e le nozioni fondamentali della matematica, della geometria, della fisica e della botanica. La precoce bimba dimostrò ottime capacità in ogni materia ed un talento innato per la musica, il canto e la danza.
Raggiunti i dieci anni, appurato che il suo sangue era molto più tanar'ri che umano, il padre la assegno ad un suo uomo di fiducia, il cacciatore di lich Shasa Navarro affinché le mostrasse i piani e le facesse acquisire le più varie esperienze. La donzella intraprese volentieri l'avventura e i due presero a girare per le terre esterne in cerca di pergamene antiche, reagenti rari e rituali dimenticati. La bimba si dimostrò però più interessata alle leggende e alle storie della tradizione popolare piuttosto che alle arcane materie paterne, quindi il suo tutore finì per passare più tempo in cerca di taverne che biblioteche.
Passarono anni a battere il sentiero alternando luoghi in cui la magia richiede sacrifici di sangue e costituisce un pericolo ad altri in cui è invece una festa piena di luci e colori, fuggendo i guai che arrivano in coppie di due su carri tirati da ossuti buoi o da due litiganti dopo averli istigati, abbracciando la corsa degli anelli in caduta libera verso il centro delle cose.
Mentre il padre avrebbe preferito per lei una lenticolare strada lastricata di arcani e rune magiche con foreste di pergamene antiche e scintille di illusioni, la piccola Calvina per la strada giocava e si divertiva come una scimmia ubriaca. Invece di imparare le declinazioni magiche preferiva andare a pesca e cucinare, ridendo dei dispetti e delle marachelle fatte. Una ne pensava e centouna ne combinava.
Alla notizia della morte del padre i due fecero ritorno alla Gabbia ma non furono bene accolti. La matrigna, divenuta ormai la padrona di casa, non ne volle sapere di rivedere la piccola succubina e se non la fece ammazzare in mezzo alla strada fu soltanto perché si intromise il cacciatore Navarro facendo scudo con la sua invincibile spada.
Per rivedere la salma del padre la donzella si intrufolò nottetempo nella casa e prima di essere scoperta ebbe tempo per piangere tre lacrime d'amore grosse come piccoli nani. Quando al domestico che la scoprì si spappolò la testa era ormai tardi per fuggire e così la nostra con un ultimo sorriso saltò addosso alla matrigna e le strappò il collo a morsi. Aveva 16 anni.
Ritenendo più importante la libertà, all'arrivo delle guardie si rinchiuse nel laboratorio del padre e diede miccia ad un'eplosione che staccò dalla gengiva sigilliana tre o quattro denti e caseggiati.
Il corpo rimase sotto le macerie e notte tempo un bieco figuro lo recuperò per portarlo, celato tra altri tanti, al cospetto di una signora avvolta in spire di cangianti colori. La misteriosa dama si chinò sul corpo martoriato dall'esplosione e dopo averne tastati più punti fece segno al tristo di poter proseguire e quindi se ne andò.
Venne così affidata alle cure di Hash Lamercrasher, un warlok strano noto in vicolo della Scabbia per pagare cadaveri a 20 verdi il chilo, che con dovizia e perizia e olio e tignazza ricostruì le ossa e poi la ciccia della giovin donzella. Fu davvero un brutto lavoro ma lo scapigliato warlok fece il meglio che poté infine rimettendola in piedi. Non meno di tre anni durò la riabilitazione e perse quasi del tutto il corno destro, la coda, l'occhio sinistro. Menomata ma ritta venne affidata alle cure del manicomio dove cominciò a lavorare come cuoca e come intrattenitrice per i piccoli dell'orfanatrofio. In questo periodo scrisse le canzoni "Figlia fortunata" e "il mio nome è Jack" che ebbero minimo successo nel quartiere basso.
Rimasta al manicomio per altri tre anni, ieri s'è sentita il momento di tornare a fare il giro dell'anello.
Non sa neppure lei cosa vuole, se non camminare lungo il sentiero e fare il giro dell'anello. Ama danzare e detesta la natura. Si rilassa andando a pesca e si arrabbia se non pesca. Viaggiare e ficcare il naso rotto in qualche brutto posto è quanto basta.
Aggiornamenti:
- Viene imprigionata per rissa e malcostume dopo aver cercato di accoppare un fated esattore delle tasse. Detenuta prima nella prigione e poi presso le celle armoniche, tenuta senza tabacco.
- Partecipa alla gara "la Corsa dell'Anello" in coppia con Katen, si distinguono arrivando alla terza posizione.
- Partecipa alla Battaglia del Porto a Lodain, cacciando i pirati delle isole del nord.