NOTA
Questo personaggio si ricollega in modo evidente ad un noto villain di Dungeons&Dragons, il lich Azalin Rex, Signore Oscuro del Dominio del Terrore chiamato Darkon. Quanto scritto in questa pagina potrebbe rappresentare il coronamento definitivo dei molti tentativi di Azalin di sfuggire a Ravenloft o potrebbe essere un semplice interludio della sua esistenza non registrato altrove. In alternativa, quella che si manifesta a Sigil potrebbe essere solo una parte dell'essenza del vero Azalin, trasportata qui proprio in seguito ad un tentativo di fuga dai Domini del Terrore; ciò spiegherebbe il suo ritorno alla forma mortale e la sua grave amnesia.
Scheda: Azalin Rex
- Epiteti: no
- Archetipo: no
- Genere: Maschile
- Età: no
- Classe: Mago (Necromante)
- Divinità o entità venerata: no
- Allineamento: Legale Neutrale
- Fazione o Setta e grado: Araldi della Polvere
- Luogo d'origine: Piano Materiale, mondo di Oerth, Flanaess orientali, Contea di Knurl
- Luogo di residenza: Sigil
- Linguaggi: no
- Alleati: no
- Nemici: no
- Segni particolari: no
Storia
Finalmente il piano stava per avere successo.
Dopo anni di lavoro, Azalin stava per portare a compimeto quello che doveva essere l'apice dei suoi studi magici: un modo per uscire da quella prigione chiamata Ravenloft.
L'apparato era pronto, le anime necessarie erano state raccolte, anche se con fatica, i suoi sudditi non sospettavano nulla.
Tutto era pronto.
Per un istante, il lich si fermo a contemplare le possibilità che gli si paravano dinnanzi: la libertà o la morte. Ma, dopo i secoli passati in quella prigione dorata, la prospettiva della prima faceva apparire accettabile anche la seconda.
Con un gesto, fece chiudere i battenti del pesante portone metallico, sigillando la stanza dal mondo esterno, e si preparò. Un pensiero e l'illusione di mortalità che circondava il suo corpo venne dissipata; un'ultimo sguardo al suo regno dalla finestra dell'alta torre, un pensiero ai suoi fedeli sudditi: "Sapranno arrangiarsi".
All'improvviso, quasi seccato, con un gesto della mano fece chiudere i pesanti tendaggi e rimase nell'oscurità. Poi, lentamente, il bagliore rossastro dell'apparato cominciò a farsi strada, illuminando tetramente la stanza.
"Bene, è giunto il momento".
Per la prima volta da almeno un secolo, un accenno di preghiera si fece strada sulle sue labbra risecchite, mentre entrava nell'apparato. Appena richiuse lo sportello, un rumore assordante si levò dallo stesso, mentre le anime sacrificate venivano consumate per fornire l'energia necessaria a spezzare i vincoli dimensionali che lo tenevano legato a quel posto.
Il fragore aumentò a dismisura, infrangendo i pesanti vetri alle finestre, Azalin sentiva il suo corpo, la sua anima, venire torti e stirati in quello che poteva solo sperare essere l'inizio della sua liberazione. D'un tratto, un assordante "TA-CLICK!" e poi… buio.
Stordito, debole come da secoli non si sentiva, Azalin aperse gli occhi…
"Benvenuto alla sala delle informazioni, tagliaccio".
"Tagliaccio? Ma che diavol…"
Poi si guardò le mani, mani che erano umane come due secoli prima… e, come allora, incapaci di destreggiarsi se non nei più semplici incantesimi; sentiva i battiti del suo cuore, sentiva la fragilità delle sue membra ma… era libero! Ed allora prese la sua decisione: avrebbe sfruttato questa possibilità per diventare più potente di quanto fosse mai stato per poter tornare alla sua ex-prigione come boia e non più come prigioniero.
Ma qualcosa nella sua mente stava cambiando. Pian piano, il ricordo della vita precedente si fece fumoso, lasciando solo degli indizi di una vita passata… ed un incommensurabile desiderio di potere.
Aggiornamenti
È il mattino di una piovosa giornata autunnale; Azalin è sveglio. Ha passato la nottata a studiare i nuovi incantesimi, le nuove formule, ed i modi per creare zombi di qualità migliore per il servizio al Mortuario. E tuttavia è inquieto: sente che il suo autocontrollo sta venendogli meno.
È da un po' che ha questa pessima sensazione, ed ormai anche al Mortuario pare se ne siano accorti: qualcosa nella sua visione della vita sta cambiando, o meglio… riemergendo. Nonostante il periodo passato negli Araldi della Polvere sia stato per lui qualcosa di sentito e vero, una parte di lui si è sempre rifiutata di cambiare. Il suo profondo senso della giustizia, il suo profondo senso dell'onore sono ancora lì, a trattenerlo attaccato all'illusione, nonostante tutto. I suoi confratelli gli hanno persino fatto notare che il suo continuo studio dell'arte magica, che lui ha sempre visto come la chiave per svelare la verità, è un indice del fatto che si sta allontanando dalla Via dei Cinerei.
Questo lo irrita.
E l'irritazione non fa che allontanarlo ulteriormente dalla strada che vorrebbe percorrere.
E questo lo fa adirare.
Già: l'ira. L'ira che torna una volta ancora a farsi largo sfondando la barriera di insensibilità e di non-emotività che con tanta pazienza era riuscito a costruire.
Nel sui intimo, Azalin SA che questo che vede è illusione, e tuttavia ancora non riesce ad ignorare un furto quando lo vede perpetrato, non riesce a conciliare la sua natura interiore con il fatto che ai demoni sia permesso di esistere.
E dall'ira, nasce l'odio. Odio verso i soprusi, odio verso gli esseri illogici dell'Abisso e dei Piani Superiori, l'odio verso ciò che è vivo.
Azalin si accorge che sta digrignando i denti, il volto contratto in una smorfia di disprezzo.
Con uno sforzo di volontà rilassa i muscoli del viso fino ad assumenre la normale inespressività, e si porta verso la stalla, dove Tombstone riposa.
Lungo la strada recupera il mantello e, prima di uscire sotto la costante pioggia di Sigil, indossa il cappuccio d'orso. Cercando di sopire il flusso di pensieri, salta in groppa al disincantatore e, con una formula ed un gesto delle mani, telatrasporta entrambi presso la sua vecchia casa, dove ora risiede Morva. Da lì si porta al Mortuario, lega Tombstone al di fuori e, con passo forzatamente tranquillo vi entra.
L'odore dolciastro della decomposizione assale le sue narici come un balsamo benefico, gli zombi che vagano per l'edificio attendendo alle loro incessanti faccende lo fanno sentire in pace con sè stesso, finalmente privo di quelle pericolose emozioni che minacciano il suo percorso verso la Vera Morte. E così Azalin, insonne, si immerge nella quotidiana routine del Mortuario, cercando un posto dove vi siano solo non-morti, così da poter restare solo con essi. Anche per og,gi ha ritrovato, almeno in parte la via che stava perdendo.
E tuttavia, in un angolo oscuro e remoto della sua mente, ancora qualcosa si agita…